Associazione Davide Lajolo Odv

Saggi

03/04/2024

Brani composti da Daniele Dal Colle

Testi delle canzoni

 BRANI COMPOSTI DA DANIELE DAL COLLE

1.    Il Giuramento (Ispirata a: “Il giuramento dei giovani partigiani di Vinchio”, brano tratto da “A conquistare la rossa primavera” di D. Lajolo)

2.    La Fionda e la penna (dedicata a Davide Lajolo “Ulisse”, Laurana Lajolo, Valentina Archimede)

3.    Staffetta Partigiana (dedicata a Marisa Ombra, ispirata alla sua figura e a tutte le staffette partigiane)

4.    Ultima lettera di Donovan il partigiano (dedicata a Remo Dovano, catturato, torturato e poi fucilato al poligono di tiro di Sessant: ispirata alla sua figura e all’ultima lettera scritta alla fidanzata Rina)

5.    La stella rubata (dedicata a Irene Rosso ed ispirata alle figure dei genitori Francesco Rosso “Perez” comandante della XVI Brigata Garibaldi e di sua moglie Maria Pia Galderisi, staffetta partigiana; il furto della stella in bronzo con la scritta “XVI Brigata Garibaldi” dalla loro lapide al cimitero di Asti ha indotto Irene a scrivere una toccante lettera al/agli autori del furto)

6.    Un colpo di tosse (Ispirata al racconto “La Tana”, brano tratto da “A conquistare la rossa primavera” di D. Lajolo) 

 

Un grazie speciale ad Annalisa Franco, musicista, insegnante, cantante e soprattutto amica, che condivide questi percorsi “resistenti”.

Contatti: dalcolledaniele@gmail.com- 3491331771

 

Il GIURAMENTO

Stanotte sarà come il primo respiro

Sarà un po’ più breve, di certo più vero

Sarà a mezzanotte davanti al castello

Sarà che il comandante mi ha chiamato fratello

Sarà che ho vent’anni e mi sento importante.

Siamo in diciannove, ci sentiamo milioni

Le stelle lassù sembran meno di noi

In questo paese dai cento padroni

Passato il confine non si torna più indietro

Ci giochiamo la vita per la Liberazione

Non c’è più famiglia, né luogo e né tempo

È tutto racchiuso nel mio giuramento

Saremo un’onda che travolge, uno scoglio che resiste

Una banda di ribelli, guardati da tutti come folli

Ma in questo paese che non vuol fare i conti

C’è solo una cosa che ci dà speranza,

ora e sempre Resistenza.

Ci siamo guardati come cervi impauriti

Ci siamo abbracciati per farci coraggio

Ulisse ci ha detto “Chi accetta si alzi”

E come glicini bianchi in attesa del sole

Siam fioriti d’incanto

Ho baciato mia madre, salutato mio padre

Mi han guardato in silenzio e parlato con gli occhi

Mi hanno dato una foto, un cappotto e un fucile

Sii sempre te stesso, non avere paura

Che Patria è una cosa di cui prendersi cura

Non c’è più famiglia, né luogo e né tempo

È tutto racchiuso nel mio giuramento

Saremo un’onda che travolge, uno scoglio che resiste

Una banda di ribelli, ricordati da tutti come folli

Ma in questo paese che non vuol fare i conti

C’è solo una cosa che ci dà speranza,

ora e sempre Resistenza.

Non ci hanno lasciato cambiare niente

Tutto è tornato come prima

Non hanno voluto cambiare niente

Un’altra occasione che si allontana

Andrò a Santa Libera, c’è di nuovo speranza

Ora e sempre Resistenza.

 

LA FIONDA E LA PENNA (Storia di Davide e Ulisse

Nella stagione del grano biondo

Da una famiglia contadina

Tra la mia gente,   quassù in collina

Con due cuori  venni al mondo.

Davide è il primo cuore,

ribelle e affascinato dalla rigida disciplina che lo vuole soldato

sui campi di battaglia tra Grecia ed Albania

Che a combattere la morte resta solo la poesia

Ulisse è il secondo cuore

Poeta e avventuriero come il guascone romanzato, spadaccino letterato

Guerriero resistente tra Langhe e Monferrato

Come un gelso tra la sua gente.

E poi sei nata tu,    come un tramonto di sera

E poi sei nata tu, d’autunno a far primavera

Quando arriverò, sarà neve e sarà notte

Quando arriverò, non mi riconoscerai

Stanco e sporco,    la mitraglia ancora al collo,

la tua mano sulla barba dentro ai cuori porterò.

Davide adesso è in piedi, con la fionda nella mano

Ulisse ha la sua penna, i due cuori han fatto un patto

Raccontare che, se vuole,  l’uomo cambia detto fatto

Che  una penna combattente porta l’uomo più lontano. 

E poi ancora tu,     stavolta ricordi chi era

Quell’uomo adesso con te  senza più la barba scura

Quando arriverò, sarà neve e sarà notte

Quando arriverò, non mi riconoscerai

Stanco e sporco, la mitraglia ancora al collo,

la tua mano sulla barba dentro ai cuori porterò.

Nella stagione del grano biondo

Da una famiglia contadina

Tra la mia gente, quassù in collina

I miei due cuori  lascio al mondo.

 

STAFFETTA PARTIGIANA      (dedicata a Marisa Ombra)

Notte senza stelle sui sentieri delle Langhe

Pini come sentinelle messe a guardia di confini

La ragazza in bicicletta, 16 anni e un fiore in bocca

Nessuno sa il suo nome, per tutti è “Lilia”.

Imbottita nei vestiti con  messaggi di speranza                   

D’ imboscate e appuntamenti

La borraccia e un po’ di pane                                   

La ragazza in bicicletta con la macchina da scrivere

Che tuona come colpo di cannone

Quando il bosco si dirada, su alla torre c’è silenzio,

Solo il canto della neve, solo fumo e fuochi spenti

La ragazza adesso guarda il suo povero Paese

Prende fiato e poi rinnova la promessa

Libere, libere, libere sempre

Libere, Libere, Libere

Volantini come panni stesi in casa ad asciugare                  

Poi incollati sopra i muri delle case monferrine                  

Senza cibo da sprecare, non c’è tempo di dormire

Campi e fabbriche a difendere, donna per le donne

Striscia a terra lentamente con il viso nella neve                 

Con lo sguardo sulle Langhe

Con l’orecchio al Monferrato                                              

Camminando e combattendo con parole mai udite

Risvegliando sonni imposti e senza pace

Libere, libere, libere sempre

Libere, Libere, Libere

Quelle macchie di colore, come oro quei castagni

Rosso sangue delle vigne

Verde acceso dei crinali

Trasgressione al bianco e nero della donna nella storia

Come un bucaneve accende la speranza

Camminando o pedalando Lilia adesso è ripartita

Ha ripreso la sua strada

Di staffetta partigiana

È di nuovo la ragazza con lo stesso fiore in bocca

Il suo ultimo messaggio come il primo

Libere, libere, libere sempre

Libere, Libere, Libere

 

ULTIMA LETTERA DI DONOVAN IL PARTIGIANO  (A Remo Dovano)

Davanti al muro con la benda sugli occhi

Nera come il nero di quelle camicie

Immagino il cielo come un foglio di carta

Con la penna del cuore ti scrivo ancora una volta

Un’ultima lettera

 

Davanti al muro con la benda sugli occhi

Ho scommesso la vita in libera scelta

Ho sporcato le mani di sangue e di terra

Per costruirti una vita di pace,

Per una vita in pace.

 

Quando pace verrà, sarà come un bacio

Quando pace verrà sarà una carezza di sole

Rose rosse come gocce di sangue per te, Rina mia

Rose rosse ti ricorderanno di noi, Rina mia

 

Davanti al muro con la benda sugli occhi

Nera come il nero dei cuori lì davanti

Buia come le canne di questi fucili

Puntati al mondo racchiuso in un uomo

Non rinnego niente, niente.

 

Davanti al muro con la benda sugli occhi

Ho subito torture, e non ho detto parola

Ho protetto i compagni, ho difeso gli amici

Ogni colpo subìto una vita salvata

Una rosa per te

 

Quando pace verrà, sarà come un bacio

Quando pace verrà sarà una carezza di sole

Rose rosse come gocce di sangue per te, Rina mia

Rose rosse ti ricorderanno di noi, Rina mia

 

Spero che questa lettera ti trovi

Spero  non ti arrivi verso sera

Spero che tu accetti questo bacio

Spero che tu abbia il cuore di chi spera

Di chi ama e spera, Rina mia.

 

LA STELLA RUBATA (comandante Perez)

A te,  che rubi le stelle senza sapere perché brillano tanto

Chiudi gli occhi e pensa  se non ci fossero più

Neanche una luce che orienta di notte

Neanche una voce che chiama dal buio,

pensa, se non ci fossero più.

Quella era la stella del comandante

nata con lui dalla storia di tanti

Fatta di fughe e di attacchi improvvisi,

giovani fucilati e lasciati lì appesi

Di buche nascoste sotto paglia e letame,

di bende e ferite curate coi denti

Di fuoco e di ferro e di attese estenuanti,

di scelte sofferte, di bombardamenti.

Quella era la stella del comandante

nata per lui dalle figlie e dai figli

Di un paese diviso, distrutto, spaurito,  ubriacato e truffato

Sono nomi comuni quelli che ti racconta,

ragazze e ragazzi senza età

Sono persone vere che hanno fatto la storia,

son fratelli e sorelle, sono mamma e papà.

A te,  che rubi le stelle senza sapere perché brillano tanto

Chiudi gli occhi e pensa  se non ci fossero più

Neanche una luce che orienta di notte

Neanche una voce che chiama dal buio, pensa

Se non ci fossero più.

Quando rubi una stella non prendi solo quella,

togli luce alla strada di casa

Lasci al buio il sentiero di monti e di pioggia,

di chi combatte senza resa.

Di chi nel suo mondo, nei suoi pochi vent’anni

è stato parte in qualcosa di grande,

Di chi non si è arreso,  chi non ha ceduto,

di chi è stato arrestato e non è più tornato.

A te,  che rubi una stella senza sapere perché brilla tanto

Tienila stretta come fosse un’amante,

come un’amica tra una folla di gente

Se poi chiudi gli occhi e la lasci brillare

ti scalda la mano , ti riempie il cuore

Riflette il segreto di quella passione,

custodisce il segreto della Liberazione.

 

UN COLPO DI TOSSE    (La tana)

Un colpo di tosse,  un colpo soltanto

Romperebbe il silenzio e darebbe l’allarme

Camicia nera sta di sentinella,

a volte è un sussurro a scatenare una guerra.

Giù nella tana vedo fiori di campo

Abbracciati e scaldati dalla terra dei padri

Vedo volti di bimbo senza tracce del tempo

Mentre fuori è l’inferno da cui non c’è scampo

Poi sui nostri visi si accende un cerino,

finalmente qualche cosa di buono 

Ma io sto con gli occhi socchiusi e ti tengo la mano

Aspettando che cali un po’ il fumo

Ma io sto con gli occhi socchiusi e se guardo lontano

Vedo un ragazzo che diventa uomo

Un colpo di mitra, una raffica lunga

Scaccerebbe soltanto questa rabbia impotente

Camicie nere non aspettano altro,

per cominciare  il rastrellamento

Giù nella tana tra la fame e la sete

Passa la prima notte, la seconda e la terza

La paura di uscire e la voglia di andare

A rimettere ordine, a contrattaccare

Poi nella tana il cerino che muore,

ma qualcosa si è acceso e non solo nel cuore.   

Ma io sto con gli occhi socchiusi e ti tengo la mano

Aspettando che cali un po’ il fumo

Ma io sto con gli occhi socchiusi e se guardo lontano

Vedo un ragazzo che diventa uomo

Ogni primavera ha un inverno sconfitto

Ogni risurrezione dalla morte è un riscatto

Ogni tempo ha il suo simbolo, della guerra è l’orrore

Della Liberazione è un ciliegio in fiore

E il bambino che ero mi chiederà, se sono fiero di ciò che sono

E il bambino che ero ritornerà, finalmente completo nel mio essere uomo.

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