Associazione Davide Lajolo Odv

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15/12/2025

Sabato 13 dicembre

con il Monologo sulla Pace di Giuseppe Codrino

Sabato 13 dicembre

Sabato 13 dicembre 2025 è stato presentato dall’Associazione culturale Davide Lajolo alla Cantina di Vinchio Vaglio  il racconto di Maria Luisa Mosele “Assalto ai boschi del Monferrato” (in “Gente del Monferrato”, Neos edizioni) ispirato all’impegno ambientalista dello scrittore Davide Lajolo per tutelare la Val Sarmassa da una speculazione edilizia. Nel corso dell’incontro hanno parlato brevemente dei loro racconti, pubblicati nella stessa antologia, Pier Carlo Guglielmero e Salvatore Pisani.

Laurana Lajolo ha fatto il resoconto del successo della mostra “Rappresentare l’universo. I globi terrestri e celesti di Pietro Maria da Vinchio (XVIII sec)”, allestita al Museo Diocesano di Asti e ha presentato il n. 42 di culture  con saggi critici sul tema.

In conclusione Giuseppe Codrino (nella foto) ha letto la sua composizione “Monologo sulla pace”, che pubblichiamo.

GIUSEPPE CODRINO   Monologo sulla Pace - Vinchio, 13 dicembre 2025

La Nazione più potente
ha un ottimo Presidente:
Dazi, Venezuela, fentanyl, risolto tutto, che veggente!
Trump ispira, i nostri politici ne colgono la lezione,
senza senso di responsabilità, come attori nel cinepanettone.
Prendono il presente e lo leggono al futuro,
son tutti degni della spada di un certo Re Arturo.

Questo non è un monologo sulla pace,
sarebbe come se addobbassimo le acacie.
Non è un testo scritto per andare contro la guerra,
questa può servire per tracciare linee sulla terra.
Queste sono tutte parole mie,
la perfezione che ho apre nuove vie.

Già Ariosto ci ha insegnato a tenere gli occhi aperti;
se accetti la verità, che dolori ha inferti,
al contrario, la storia, la converti:
che la pace venga invocata dalle piazze ai concerti,
i conflitti strumenti che le vite oscurano,
e da Omero in poi tutti rubano.

Al rovescio dobbiamo leggere certa carta straccia:
se ci armiamo perché bombe di pace piovano dai caccia,
se invadiamo per diffondere la democrazia,
a quei popoli che conobbero solo l’autarchia,
ecco: se così facciamo, la realtà muore nella fantasia.
Ribaltiamo la retorica con il filtro della nostra poesia.
Attenti però a non scivolare sui ghiacci,
a cadere nel mondo al contrario di Vannacci.

L’Africa va aiutata perché povera e sabbiosa,
certo togliendole la materia preziosa:
zinco, cobalto e diamanti,
non ci limitiamo a portare solo i Santi,
come nell’America Latina,
dove l’Europa ha disegnato la cartina.

Nella stanza con i bottoni,
dove Trump, Putin, Modi e la Meloni,
che dovrebbe tutelare il mondo dagli imbroglioni,
prendono le decisioni,
bloccando i barconi,
arrestando i ragazzi con troppe emozioni,
circondandosi, non di Gentile, De Sanctis, Pertini o cervelloni,
ma di… meglio non fare i nomi di sti furboni.

Chiedo a voi uditori,
di guardare il mondo di fuori,
usare lo spirito critico che si pensa banale
e fermare la guerra prima della Terza Mondiale.
Dove la propagande crea quella bevanda,
che nei libri si avverte essere vivanda
da non aprire,
perché c’è il rischio di perire.

Non credete a me?
Leggerò De André.
Nella ‘Collina’ c’è questo pensiero,
tratto dall’album, ‘Non al denaro non all’amore né al cielo’:
il ricordo di bambini soldati,
dai film, alle idee degli anni ’20, formati,
anni passati dopo cento milioni
di cadaveri, lasciati nella terra soli.
Un Novecento segno della pace,
fra Germania, Francia e Italia serenità giace.
Eppure, i figli della guerra partiti per un ideale,
per un sogno o un amore, finito male.
Tornati a casa stretti nelle loro bandiere,
ora il filo tiene le membra intere.
Un corpo dalla guerra torna mutilato,
lo si nasconde alle telecamere assiepate nei corridoi,
per scrivere la storia dei nuovi eroi.
Lasciatemi dare voce negli ultimi secondi,
a una poesia recuperata dagli abissi profondi,
interromperò la rima e resterò solo,
con le parole di Davide Lajolo:
 

Viole di Natale

Viole d’inverno.
Fioriranno tra poco
Le viole di Natale.

Nascerà un bimbo
a portare la pace.

Nel sole d’inverno
sperduto, cacciato,
ritrovo i miei mali,
le ossa trafitte,
il cuore malato.

C’è ancora
c’è sempre
la guerra.

dicembre 1944

 

 

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