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La Novella di Ulissa

09/05/2018

La Novella di Ulissa

Di Laurana Lajolo

Una sera Ulissa arriva nel Bosco incantato e approda sulla sabbia della preistoria, vicino al giardino delle farfalle, sotto a  un castagno.

Ulissa ha una lunga storia cominciata milioni e milioni di anni fa, è vissuta prima che le colline sorgessero dal mare dove abitava. Era grande quel mare come tutta la pianura padana e lei e le altre balene si muovevano libere, spruzzando alti getti d’acqua.
Anche il bosco di Monte del Mare ha vissuto tanti anni e ora Ulissa è molto contenta di esserci arrivata perché questo è il suo luogo natale.
Si guarda intorno: c’è una piccola casa di mattoni rossi, una porta ed un glicine, che incornicia gli sguardi sull’anfiteatro di vigne.
Di fianco al casotto, c’è una panchina, apposta per placare i pensieri e  per lasciarli volare anche molto lontano tra l’azzurro e il verde fino a incontrare le ombre o le nubi o  il colore della terra o il  profumo del mare o l’odore della neve.

Per la balenottera il bosco incantato è una bella  occasione di incontri, perché a volte c’è gente, che guarda, si conosce, si parla. Sente parole leggere e pesanti. Bambini accarezzano la sua sagoma legnosa. 

A Ulissa piace anche stare da sola, che poi sola non è perché ci sono le farfalle, che, stanche di volare, di notte dormono nell’erba accanto a lei. Ci sono le conchiglie nelle sabbia che le ricordano il mare millenario. La colomba, con il ramo d’ulivo, le augura, dall’alto, la sua pace.
Ulissa è affascinata dal silenzio del bosco, che è pieno di suoni di uccelli, di foglie che cadono, di vento tra le fronde e, di notte, sente il miracolo canoro dell’usignolo.

Qualcuno legge ad alta voce le gocce di poesia sparse nel bosco e a Ulissa piace la poesia.
Nella sua lunga vita attraverso i millenni ha anche incontrato Omero, il poeta che le  ha dato il nome e le ha cantato  la storia avventurosa di Ulisse, dalla guerra di Troia al viaggio lungo vent’anni per tornare a Itaca.
La sua nave era fragile, come la sua vita e quella dei suoi compagni in mezzo a onde e sirene e Ulisse aveva dovuto tenere con coraggio i remi e il timone per domare gli uragani e gli dei, contrari al suo ritorno.
Il suo sentimento era alto per affrontare il lungo viaggio. Quando era arrivato a Itaca, ormai vecchio ericco dei tesori accumulati per strada, aveva capito che la sua vera ricchezza era stata quel viaggio straordinario, guidato dal desiderio della sua terra.
Anche Ulissa ha ritrovato la sua Itaca nel mare della Valsarmassa, dove un altro Ulisse ha difeso la sua terra da un esercito invasore.
In una notte senza luna  diciannove giovani contadini hanno giurato al loro comandante Ulisse di non  mollare  fino alla liberazione del loro paesee di non tradirsi mai perché partigiano, come poeta, è nome assoluto.
Ulisse e Ulissa hanno molte cose in comune: la curiosità di andare oltre i confini e vedere cose nuove, raccontare storie e  amare la natura.

Anche l’Ulisse partigiano ha fatto lunghi viaggi. Quando da bambino  leggeva del mare nei libri delle elementari e veniva qui, nell’immensa distesa  di verde sotto il sole, si diceva: Il mare deve essere così sempre uguale a vista d’occhio. E quando si è scontrato con il mare vero e l’ha navigato notte e giorno nello spasimo delle guerre, aveva sempre nostalgia del mare verde della Sarmassa, il mare del suo paese.

Piero, con la sua arte, ha fatto riemergere Ulissa in questo  luogo fantastico, mettendole intorno le conchiglie fossili. Le conchiglie non sono tutte uguali: qualcuna è rotonda e contiene molluschi, un’altra è a calice, un’altra ancora è come un’elica, un’altra ha la traccia di una stella marina sopra la valva.
Con loro Ulissa può ricordare il tempo in cui non esisteva il tempo, quando tutto era in movimento nel mare, tanti pesciolini guizzavano intorno e giocavano a nascondino tra le felci e,a fiore dell'onda, emergevano isolotti scivolosi, coperti d'alghe, belli al sole come smeraldi.
Ulissa, affacciandosi tra le onde, aveva visto anche gli enormi dinosauri che si facevano la guerra tra loro e poi erano scomparsi nel ventre della terra.
Anche lei si era adagiata sul fondo del mare e si era riposata per millenni fino a che si è risvegliata nel Bosco incantato.

Mentre Piero con cura la adagia sul letto di sabbia arriva Laurana a salutarla:
“Ciao Ulissa, sei contenta di essere qui?” 
“Si, certo, è un posto pieno di fantasie. Mi sono addormentata molti anni fa e ora mi sono risvegliata al battito della farfalla di Rosetta. E tu chi sei? Sei la masca bianca del Bosco incantato?”.
“Questo è il luogo del mio cuore. Qui, tra questi alberi, ci sono le presenze della mia famiglia: la bisnonna Rosina la mora, i nonni Giovanni e Rosalia, i miei genitori Rosetta e Davide. Sugli alberi, che fanno cerchio intorno al prato ho scritto delle dediche a loro e anche a me e a mia figlia Valentina. Vuoi che ti racconti la storia del Bricco di Monte del Mare?”
“A me piacciono molto le storie e le poesie, che attraversano il tempo e a volte lo annullano”.
“Quando il tuo mare si è ritirato, prima che nascesse il tempo della storia,  si sono formate queste colline, che si sono coperte di boschi”.
“Quelli che mi hanno protetta nel fondo e mi hanno lasciata dormire per tanti anni?”
“Si, ma poi mio nonno Giovanni ha deciso di comprare il bosco di castagni del barone Crova e di impiantare la sua vigna più bella, che ha avuto una vita più lunga della sua”.
“La campagna ha una vita più lunga degli umani, degli uccelli, degli alberi, degli insetti, ma tiene traccia di tutto e di tutti come ha fatto con me”.
“Dopo molti anni di lavoro della mia bisnonna Rosina e di mia nonna Rosalia, Rosetta, mia mamma, ha lasciato riposare la terra ed è tornato il bosco.
Ora io ho voluto offrire al Bosco l’incanto delle farfalle, della colomba, delle poesie e degli uccelli e la meraviglia della tua presenza”.
“Ringrazio te e Piero che mi avete risvegliato nel Bosco incantato, tra le farfalle”.
“Ho fatto il giardino delle farfalle perché mia madre ha detto a Valentina: la nonna tornerà ogni anno con i fiori e le farfalle”.
“E’ una bella immagine, tu sai che le creature della natura si parlano  tra loro?”.
“Si, è parlano anche a me e così ho fatto recitare agli alberi delle gocce di poesia, che contengono sogni, emozioni e amore”.
“Anch’io Ulissa, sono una creatura di fantasia, della fantasia di Piero”.
“Come tutti noi. Siamo creature che volano con la fantasia per andare al di là della nostra vita. Ciao Ulissa, ci vediamo domani”.
“Ciao, io stanotte dialogherò con la luna e le stelle. Domani con te viene anche Valentina?”