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Antonio Catalfamo - Davide Lajolo: il "nido" e il "sogno in avanti"

03/01/2018

Antonio Catalfamo - Davide Lajolo: il "nido" e il "sogno in avanti"

Antonio Catalfamo, docente di Letteratura italiana contemporanea e coordinatore dell’«Osservatorio permanente sugli studi pavesiani nel mondo», ha recentemente scritto un saggio letterario su Davide Lajolo: il "nido" e il "sogno in avanti"...

Antonio Catalfamo, docente di Letteratura italiana contemporanea e coordinatore dell’«Osservatorio permanente sugli studi pavesiani nel mondo», organo del CE.PA.M. (Centro Pavesiano Museo Casa natale) di Santo Stefano Belbo ha recentemente scritto un saggio letterario su Davide Lajolo: il "nido" e il "sogno in avanti", ed. Solfanelli, Chieti.

Lo studio è dedicato a Davide Lajolo come intellettuale «poliedrico»: politico, giornalista, scrittore. A volte Lajolo è stato considerato sul versante politico o come bravo giornalista diventato scrittore. Spesso come scrittore è stato posto, tra gli autori dell’area monferrina e langarola del Piemonte più vicino a Fenoglio che a Pavese, di cui ha scritto le biografie, “Il vizio assurdo. Storia di Cesare Pavese” (1960), tradotta in molte lingue e “Fenoglio. Un guerriero di Cromwell sull colline delle Langhe”, 1974, oltre che aver curato una serie di trasmissione sullo scrittore di Alba per la Rai.

Il saggio si propone di approfondire il tormento umano e ideologico-culturale che portò Lajolo a passare dall’adesione giovanile al fascismo alla guerra partigiana, come comandante di formazioni garibaldine, e alla militanza comunista, con funzioni dirigenti, nell’ambito del movimento operaio organizzato, di evidenziare il contributo originale da lui dato al giornalismo italiano, come direttore de «L’Unità» e di «Giorni-Vie Nuove», e in particolare di valorizzare le sue doti di scrittore, non solo di storie partigiane, ma anche di racconti sul mondo contadino, di cui egli è riuscito a cogliere, al pari di Pavese e diversamente da Fenoglio, la dimensione mitica, interpretata in termini progressivi, non reazionari. L’autore riconosce infatti in Lajolo una malinconica vena poetica. 

Nell'immagine la recensione al volume apparsa su "Il Manifesto" il 4 marzo 2018.