Associazione Davide Lajolo Odv

Saggi

02/05/2025

Intervento di Laurana Lajolo all'intitolazione della scalinata a Marisa Ombra

30 aprile 2025

Intervento di Laurana Lajolo all'intitolazione della scalinata a Marisa Ombra

 Il 30 maggio è stata inaugurata a Asti la Scalinata Marisa Ombra, partigiana e scrittrice in una cerimonia del Comune di Asti e dell’Anpi. L’Associazione culturale Davide Lajolo, insiee mad altri enti e associazioni, ha sostenuto la richiesta di intitolazione.

Alla cerimonia sono intervenuti la vicesindaco di Asti Stefania Morra, la vicepresidente dell’ANPI Maurizia Giavelli, Michela Cella, Segretaria nazionale e Coordinamento Donne Anpi Nazionale, Giovanna Cristina Gado, Toponomastica Femminile Nazionale, Nicoletta Fasano, direttrice Israt, Laurana Lajolo.

È stato ristampato il volume “Vivere e studiare la Resistenza” di laurana lajolo, dedicato a Marisa Ombra e Anna Bravo, Anpi, 2021.
Qui l’intervento di Laurana Lajolo:

 

Marisa Ombra è stata una giovane coraggiosa, una donna bella, affascinante, elegante, una scrittrice schietta ed efficace, che ha fatto della memoria lo strumento per impegnarsi nel presente, una splendida vecchia signora, (scompare nel dic. 2019) interessata a dialogare con gli studenti per continuare a cambiare il mondo. In questa importante occasione dell’intitolazione della Scalinata festeggiamo il suo centesimo compleanno.

Marisa nasce a Asti il 30 aprile 1925 in una famiglia operaia, che sa educarla alla letteratura e alla musica. Il padre antifascista è un organizzatore degli scioperi alla WA del ’43 e del ‘44. Arrestato, viene liberato da un colpo di mano dei partigiani, e inizia la sua azione resistenziale. Anche la moglie Ernestina Gabiati, che gestisce il centro stampa clandestino, e le due giovani figlie Marisa e Pini, partecipano alla Resistenza nella Langhe e nel Monferrato

Nella lotta di Liberazione Marisa impara gli ideali che guidano tutta la sua vita: libertà e responsabilità. Scrive: “Improvvisamente ero adulta e responsabile di me stessa. Libertà e responsabilità sono stati i sentimenti più forti che mi hanno accompagnato lungo tutto il periodo della Resistenza. Tutto sommato anche dopo”.

Durante la guerra partigiana Marisa svolge i compiti di staffetta, che descrive così: “Il lavoro della staffetta non era solo prezioso, era anche il più difficile. Richiedeva prontezza di riflessi, capacità di mimetizzarsi e anche di improvvisare e recitare parti che potessero risultare credibili. Richiedeva sangue freddo e lucidità, stare sempre all’erta. Ma non credo di avere avuto mai veramente paura. O, almeno, non l’ho avuta nei momenti in cui avrei dovuto averla”.

Non si sente un’eroina e, come lei, molte altre staffette, che scoprono di avere, rispetto ai ragazzi “qualità superiori di duttilità, di diplomazia, di mediazione, capacità di capire l’altro, intuito”. Sono parole di Marisa. E, nella sua testimonianza al convegno del 1984 “Contadini e partigiani”, in occasione dell’istituzione dell’Istituto per la storia della resistenza di Asti, afferma che erano queste le caratteristiche decisive quando si incontrava il nemico.

Durante la Resistenza Marisa organizza nell’Astigiano i “Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai volontari della libertà”. Nell’autunno del 1944, mentre è in atto l’esperienza dei partiti antifascisti della Giunta popolare di governo, di cui è nominata segretaria, in una riunione nella cucina di una cascina ad Agliano, Marisa risponde alle domande di una trentina di donne contadine su cosa siano i partiti, “inventandosi” in modo ingenuo la democrazia in contrapposizione alla dittatura fascista.

Marisa scrive che fare la Resistenza è stata per lei la scoperta del valore delle donne nella storia, con il senso percepire il mondo in termini di vita e di pace e non in termini di morte e distruzione. Fa, dunque, la sconvolgente scoperta della “bella politica”, che è il titolo del suo libro autobiografico che pubblica nel 2009. La bella politica è uscire dal piccolo particolare, fare per tutti, cancellare egoismi, abolire disuguaglianze, ripensare il mondo, rifondare i valori.

Dopo la Liberazione, lasciati gli scarponi e indossati i tacchi a spillo e le calze di seta, Marisa lavora nella Federazione comunista di Asti e di Torino, poi va a Roma, dove si impegna nell’Unione Donne Italiane per la conquista dei diritti delle donne, Diventa una dirigente di quella organizzazione femminile e presidente dell’editrice della rivista “Noi donne”, la cui raccolta oggi è on line. Nel 1987 Marisa scrive con la regista Tilde Capomazza 8 marzo:una storia lunga un secolo.

All’inizio degli anni Settanta si avvicina al movimento femminista durante le battaglie per il divorzio e l’aborto e contro la violenza sessuale.  Marisa apprezza nelle giovani femministe l’“invidiabile sicurezza di sée la sfida alla mentalità dominante anche tra le donne. Comprende che la libertà è prima di tutto interiore e poi conquistata con le lotte politiche.

Il rapporto con il modello femminista l’aiuta a interpretare la sua esperienza resistenziale come la condizione necessaria delle sue scelte di vita e a capire cose essenziali del suo modo di essere, riscoprendo anche il rapporto con la madre, donna emotiva e sensibile, che ha trovato il coraggio di partecipare attivamente alla lotta clandestina e che, in condizioni drammatiche, ha saputo proteggere le sue due giovani figlie dalla brutalità del nemico.

Nel 2006 riceve dal Presidente Giorgio Napolitano il prestigioso riconoscimento di Grand’Ufficiale della Repubblica.

Nel 2011 Marisa Ombra assume l’incarico di vicepresidente nazionale dell’Associazione Partigiani   e sostiene ricerche sul contributo delle donne alla Resistenza e alla vita democratica, promuovendo in particolare il convegno dell’Anpi nazionale sui Gruppi di difesa della donna, organizzato con gli Istituti della Resistenza e svoltosi a Torino nel 2015.

Nel 2012 pubblica Libere sempre, un libro indirizzato a una ragazza anoressica sua conoscente, in cui racconta molto di sé, della sua giovinezza, dei suoi turbamenti dopo la morte della nonna a cui era molto affezionata, che ha scatenato in lei una crisi profonda, superata con la scelta partigiana.

Marisa spiega all’adolescente di oggi che, assolvendo al compito pericoloso della staffetta, ha acquisito la consapevolezza della responsabilità complessiva sulla vita propria e quella degli altri, di come scegliere “i mattoni” con cui costruire la propria vita e conquistare la libertà personale e collettiva per avere attenzione verso gli altri e verso il mondo e così dare un senso anche alla vita individuale.

Constata, però, con rammarico come la tv privata degli anni Ottanta abbia costruito un modello di donna come oggetto del massimo desiderio maschile, come un’impresa commerciale in un fittizio mondo di continua festa, così diverso dalla concezione femminista.

Rileva che se anche i giovani hanno più strumenti di una volta, manca loro la solidarietà e un obiettivo comune di cambiamento. Alla sua generazione, scrive, sono stati offerti modelli buoni, positivi, incoraggianti, modelli femminili non solo di bellezza, ma di intelligenza, mentre oggi tutto sembra sfaldarsi. Marisa Ombra non si è mai arresa, è rimasta curiosa del mondo.

In conclusione voglio lasciarvi un’immagine di Marisa, giovane staffetta. Sta accompagnando un gruppo partigiano a prendere contatto con un’altra banda. Quando avverte la stanchezza e la fatica dei ragazzi a procedere nella neve e nel fango, si rivolge a loro con un sorriso e li incoraggia esclamando: “Sempre avanti”.

Per le sue doti di essere partigiana sempre comunica ancora oggi gli ideali di libertà e di pace.

Ciao Marisa, benvenuta nella tua città.

Asti, 30 maggio 2025 in occasione dell’inaugurazione dell’intitolazione della Scalinata Marisa Ombra.

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