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Diario

Pensare la pace

21/03/2022

Pensare la pace

di Laurana Lajolo

Ci sono molte guerre nel mondo, ma l’Ucraina ci sembra essere in casa nostra. I nostri sentimenti, alimentati da un’informazione (anche dalla propaganda) dei media, sono profondamente scossi dallo scenario che scorre sotto i nostri occhi.

C’è un invasore e un aggredito, ma in mezzo ci devono le trattative diplomatiche e coloro che devono “pensare la pace” come fece, in piena guerra fredda, Aldo Capitini, uomo profondamente religioso che si ispirava al cristianesimo e alla non violenza di Gandhi, che nel 1961 ha organizzato la prima marcia per la pace tra Perugia e Assisi. Quel pacifismo attivo e solidale, che ha coinvolto gruppi e partiti, è stato utile ad allontanare il pericolo di una guerra atomica tra le due potenze mondiali e a far finire la guerra del Vietnam, per fare solo due esempi.

La tensione pacifista si è allentata a cominciare dalle guerre contro il terrorismo islamico, quando ha preso spazio il messaggio di “guerra giusta”, mentre il teatro bellico, con le sue componenti economiche, si è dilatato nel mondo e la globalizzazione ci ha fatto tutti interdipendenti.

Non basta essere doverosamente solidali con il popolo ucraino e con tutti i popoli sopraffatti dalla guerra, bisogna intervenire pubblicamente, come avviene anche ad Asti, per far riconoscere i valori di pace che sono fondamentali per salvare la civiltà della democrazia e della solidarietà sociale secondo il messaggio di Papa Francesco.

“Pensare la pace”, nel clamore dei dibattiti e della visione di immagini travolgenti, è problematico, ma è un’azione necessaria per contrastare la volontà di guerra.