Associazione Davide Lajolo Onlus

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Culture

Culture 29

12/11/2014

Culture 29

governance del paesaggio, educazione/formazione politica

Il titolo di questo numero è beni comuni e forse qualcuno si potrà stupire che, in questi tempi di dequalificazione della classe dirigente, si ritenga che la politica sia da considerare un bene collettivo accanto al paesaggio, all’educazione e alla formazione. Eppure in democrazia è proprio la buona politica la condizione principale per provvedere al benessere dei cittadini.

La riflessione iniziale di don Dino Barberis propone alcune parole chiave per prendersi cura della natura e degli uomini. Tra queste una suggestione particolarmente significativa viene dall’ultima parole individuata: sobrietà, non nel senso di limitazione o penuria, ma di essenzialità. Nella vita vanno ricercati i valori essenziali, questo è il messaggio.

Coerentemente con questa riflessione nella prima sezione si parla di governance del paesaggio agrario. Roberto Cerrato delinea le caratteristiche delle sei aree del sito Langhe- Roero e Monferrato e sottolinea l’importanza del riconoscimento Unesco delle colline del vino come patrimonio dell’umanità per lo sviluppo futuro. Laurana Lajolo tratta il valore economico del patrimonio rurale, definendo le vigne il bene economico più prezioso per l’agricoltore. Il paesaggio va quindi coltivato nel rispetto della natura per mantenere le qualità naturalistiche e la produzione d’eccellenza. In prosecuzione della sesta edizione del Festival del paesaggio agrario si terranno alcuni incontri (novembre 2014 - marzo 2015) in collaborazione con le Unioni collinari Valtiglione, Vigne e vini, Via Fulvia e le associazioni culturali e ambientaliste. Gli incontri hanno come titolo generale la riqualificazione del paesaggio e saranno centrati sulla gestione ed economia del paesaggio in relazione alla produzione vinicola e al patrimonio ambientale e alle prospettive turistiche. Claudia Costa fa il resoconto del convegno organizzato a maggio dall’Ordine degli agronomi e forestali della Provincia di Asti che ha fatto il punto sulla lotta integrata alla flavescenza dorata, un vero e proprio flagello che colpisce i vitigni del barbera, ma non solo. è emerso da tutti gli interventi la necessità di fare sistema tra tutti gli attori del territorio e di incrementare la ricerca.

La governance del paesaggio è uno dei compiti delle amministrazioni pubbliche e Andrea Laiolo illustra la nuova organizzazione di gestione associata dei servizi dei piccoli comuni secondo la più recente normativa. L’applicazione della normativa si presenta complicata e non ancora ben definita e, inoltre, mancano le risorse finanziarie a causa dei continui tagli dei trasferimenti da parte dello stato.

Nella seconda sezione si affrontano le tematiche inerenti all’educazione e alla formazione, partendo da una valutazione critica della politica della scuola da parte di Monica Iviglia e Monica Boero, che chiedono un tavolo di confronto tra governo, parti sociali e operatori della scuola sugli attuali ordinamenti scolastici per individuare e condividere i cambiamento necessari perché la scuola assolva ai suoi compiti di formazione non solo scolastica, ma anche alla cittadinanza e alla democrazia. Giorgio Marino guarda invece con interesse alle proposte del governo e auspica che finalmente siano affrontate con serietà e spirito innovativo le politiche della formazione, reclutamento e valutazione del personale, anche il riconoscimento dell’importanza della figura dirigenziale. Maria Luisa Ponzone, che sta sperimentando la didattica digitale in classe, sottolinea come siano cambiati gli stili cognitivi dei nativi digitali e come, di conseguenza, debba essere adattato il sistema formativo. Seguendo un modello pedagogico costruttivista, sono state introdotte in via sperimentale al liceo “A. Monti” le nuove tecnologie (tablet e PC, schermi o LIM e proiettore) e si sta sviluppando la cooperazione attiva di studenti e insegnanti su cloud come Dropbox o GoogleDrive. Gli studenti producono biblioteche digitali personali con materiali di studio multimediali.

Piera Medico riporta le riflessioni agli studenti della scuola per adulti multietnica dopo la visione del film di Daniele Gaglianone “La mia classe”, che riproduce la loro realtà scolastica e esistenziale. Appartenenti a diverse nazionalità gli studenti immigrati hanno sottolineato i loro problemi pressanti: il rinnovo del permesso di soggiorno, il distacco dalla famiglia lontana, il binomio discriminazione-integrazione. Mario Malandrone ha intervistato il regista, che sottolinea come centrali nel film sono i temi di legalità e legittimità, giudicando il reato di clandestinità come assurdo. Gaglianone sottolinea, inoltre, con soddisfazione che durante le riprese si è creata una grande empatia con gli studenti stranieri protagonisti del film.

Mario Lodi, scomparso quest’anno, ha lavorato anche ad Asti e aveva qui degli amici e delle amiche. Carlo Lisa ricorda l’apporto professionale dato dal maestro di Vho di Piadena alla formazione degli insegnanti comunali nella seconda metà degli anni Settanta nell’ambito della sperimentazione del tempo integrato con la scuola pubblica del mattino. Paola Roselli Grillone, dopo essersi formata sulle indicazioni metodologiche e pedagogiche di Lodi, ha avuto l’occasione di coltivare l’amicizia con il maestro mite e straordinario. Elena Benzo introduce nel discorso della formazione professionale del manager il tema nuovo dell’importanza degli studi umanistici particolarmente utili nella gestione del personale in azienda. Il filosofo può divenire un ottimo consulente alla persona per la crescente necessità di riflessione nei rapporti interpersonali e nell’agire professionale all’interno dei luoghi di lavoro.

La terza sezione è aperta da Cesare Damiano con una riflessione di estrema importanza come quella del lavoro perduto. Il lavoro definisce l’identità della persona e i giovani sono oggi la generazione perduta per il precariato che contraddistingue la loro faticosa esperienza. In questo senso il modello capitalistico finanziario si dimostra assolutamente inadeguato perché ormai crea povertà e non lavoro. Damiano propone, quindi, quattro parametri fondamentali: il tempo indeterminato, gli ammortizzatori sociali, il compenso minimo orario, la previdenza sociale.

Marco Revelli analizza la crisi della sinistra e evidenzia come sia attualmente impossibile individuare politiche di sinistra, nonostante giorno dopo giorno cresca la disuguaglianza. è entrata in crisi l’idea di una libera creazione dell’ordine sociale con l’azione collettiva ed è diffusa la sensazione della inutilità della democrazia. Analizzando la scarsa partecipazione al voto, lo studioso di scienza della politica sottolinea come l’elettorato sia volatile e sia sottoposto a una logica da marketing. Quindi non si tratta solo di ipotizzare una post-sinistra, ma una post-politica.

Commentano queste riflessioni sulla politica e il lavoro tre giovani. Il sindacalista Alessandro Berruti non si nasconde le difficoltà attuali del sindacato di rappresentare i giovani precari in un momento di un declino epocale, di cui non si conosce l’antidoto. Viviamo in una società americanizzata, che ha cancellato il valore sociale delle esperienze sindacali, ma Berruti nota che si stanno sperimentando nuovi percorsi e, quindi, si può cambiare ciò che si sta profilando con uno sforzo collettivo nella politica come nel sindacato.

Michele Miravalle, appartenente al partito democratico, definisce i giovani figli del mondo post-moderno viandanti smarriti che si illudono che le cose accadono perché “devono accadere” e che viaggiano a una velocità che non lascia il tempo di capire dove si stia andando. Ma si dichiara ottimista: non si è alla fine, ma sta iniziando un ennesimo capitolo della politica per assolvere alla sua principale funzione che è quella della risoluzione di conflitti attraverso il confronto. Giuseppe Vitello accetta la definizione che l’essere di sinistra è un impulso prepolitico, una radice antropologica che viene prima di una scelta di campo consapevole e la Sinistra deve essere in grado di combattere l’ideologia dominante, trasformando questa battaglia in un programma politico positivo e utile. In bacheca viene ricordato Davide Lajolo a trent’anni dalla morte. Si dà la scheda di Taccuino sul paesaggio rurale. Le colline del vino di Laurana Lajolo. Sono 100 anni del film Cabiria del regista astigiano Giovanni Pastrone e Livio Musso ricorda come Pastrone sia stato uno dei più grandi artisti del cinema muto.

Barbara Molina, archivista dell’archivio storico del Comune di Asti, descrive il fondo Angelo Gatti sulla prima guerra mondiale, di cui una selezione compone il racconto fotografico di questo numero, una documentazione della prima guerra mondiale di distruzione e di morte che vale per tutte le guerre.

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