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Le “ragioni” di un volontario italiano sul fronte nazionalista: Davide Lajolo nella guerra di Spagna

12/02/2005

Le “ragioni” di un volontario italiano sul fronte nazionalista: Davide Lajolo nella guerra di Spagna

di Marco Cassioli*

ESTRATTO

III - Le “ragioni” di Lajolo in Spagna attraverso le pagine de Il “voltagabbana”

All’interno del percorso umano e culturale di Davide Lajolo la guerra civile spagnola rappresenta un momento decisamente centrale: è durante quello spietato regolamento di conti sociali, politici e personali, infatti, che egli diventa scrittore; “e questo non tanto perché i suoi primi libri siano legati a quella esperienza e la riportino sia sotto forma di reportage giornalistico sia in chiave narrativa”, rileva Sergio Pautasso, “ma perché è proprio in Spagna, nel mezzo di quella terribile carneficina, che scopre l’altra faccia della letteratura, quella vera della poesia. È una letteratura ben diversa dalla retorica a cui rinviano i titoli ingenuamente roboanti tipo Bocche di donne e di fucili e L’ultima rivoluzione, a cui però fanno curiosamente da controcanto quelli più abbandonati e scopertamente lirici dei volumi di versi che suonano, con eco ermetica, Nel cerchio dell’ultimo sole e Ponte alla voce.
C’è una pagina in Veder l’erba dalla parte delle radici che è rivelatrice di questa improvvisa folgorazione su una strada spagnola che genera un germe destinato a irrobustirsi e a cambiare molte cose. È quella in cui racconta di Miguela, la ragazza conosciuta a Cretas e che gli fece scoprire la poesia di Lorca”7.
Ma la guerra civile è anche il momento in cui Lajolo, di fronte agli orrori e alla miseria che il conflitto porta con sé, comincia a dubitare di quella propaganda fascista che spaccia la guerra come veicolo di ridistribuzione della ricchezza nel mondo8.
Come racconta nell’autobiografia, erano state “l’irritazione contro la miseria di casa mia” e le “differenze sociali che saltavano agli occhi anche non volendole vedere” che, durante la terza liceo, lo avevano spinto ad aderire al fascismo, visto come “l’unica via per un giovane, per sentirsi vivo, per fare, per agitarsi, per combattere affinché le cose potessero cambiare”9.

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