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Resoconto Premio Davide Lajolo a Daria Bonfietti

12/12/2021

Resoconto Premio Davide Lajolo a Daria Bonfietti

9,10/12/2021

 Il 9 dicembre 2021 Salone della Provincia di Asti, dopo il saluto dell’assessore Renato Berzano del Comune di Asti e del Presidente della Provincia Paolo Lanfranco, solidali con i familiari delle vittime di Ustica, Laurana Lajolo, a nome dell’Associazione culturale Davide Lajolo, ha consegnato la targa del “Premio Davide Lajolo Il ramarro 2021” a Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime di Ustica con questa motivazione: “Per l’impegno tenace nella ricerca della verità e delle responsabilità della strage contro le opacità dell’istruttoria, ottenendo il recupero dell’aereo scomparso nel mare Tirreno, che ha consentito indagini più approfondite. Per la volontà di ricordare a tutti i cittadini le 81 persone, 64 passeggeri adulti, 11 ragazzi tra i due e i dodici anni, due bambini di età inferiore ai 24 mesi e 4 uomini d’equipaggio che viaggiavano sul DC9 Itavia, scomparso nel mare di Ustica durante il volo Bologna Palermo il 27 giugno 1980. Il giorno dopo l’incrociatore della Marina Militare Andrea Doria recupera alcuni morti, ma altri rimangono sul fondo del mare. Per la capacità di fare memoria costituendo il Museo permanente di Ustica a Bologna con l’allestimento dell’artista Christian Boltanski, dove, intorno ai resti del DC9, le luci, che si accendono e si spengono sul soffitto, con il ritmo di un respiro, ricordano le 81 vittime e echeggiano le ultime parole sussurrate, mentre i loro effetti personali sono chiusi in nove casse nere come segni non visibili delle scomparse. Il racconto del Museo rende viva la memoria della tragedia e i visitatori ne diventano commossi testimoni”.

Dopo la premiazione, è stato proiettato il video “Un museo tra storia e memoria”, che ricostruisce l’allestimento del Museo per la memoria di Ustica inaugurato a Bologna il 27 giugno 2007, installazione permanente ideata dall’artista francese Christian Boltanski intorno ai resti recuperati dell’aereo abbattuto. Le 81 vittime della strage sono ricordate attraverso altrettante luci, che dal soffitto del Museo si accendono e si spengono al ritmo di un respiro, 81 specchi neri riflettono l’immagine di chi percorre il ballatoio e dietro ad ognuno di essi 81 altoparlanti emettono frasi sussurrate, pensieri comuni e universali, a sottolineare la casualità e l’ineluttabilità della tragedia. 9 grandi casse nere, disposte intorno ai resti riassemblati del DC9, contengono oggetti personali delle vittime: scarpe, pinne, boccagli, occhiali e vestiti che rimangono invisibili agli occhi dei visitatori.  Il video documenta anche i molti eventi culturali teatrali e artistici che si sono susseguiti nel Museo insieme ai lavori degli studenti.

Daria Bonfietti ha quindi ripercorso la lunga e tortuosa strada delle indagini sul disastro del DC9, partito alle ore 20 del 27 giugno 1980 da Bologna diretto a Palermo con a bordo 81 persone, 64 passeggeri adulti, 11 ragazzi tra i due e i dodici anni, due bambini di età inferiore ai 24 mesi e 4 uomini d’equipaggio, e abbattuto un’ora dopo nel mar Tirreno tra Ponza e Ustica. Ha ricordato che a 41 anni di distanza non si è ancora concluso l’iter processuale con sentenze definitive, a causa di depistaggi e omertà delle alte cariche.

Il giorno dopo del disastro il presidente del Consiglio Francesco Cossiga indica in un cedimento strutturale la  causa della tragedia e riconoscerà anni dopo di essere stato lui stesso ingannato dagli alti comandi militari. Bonfietti ha stigmatizzato come la falsa informazione abbia fatto fallire nel 1981 la compagnia aerea Itavia con il licenziamento di 1500 addetti. Nonostante una Commissione ministeriale d’inchiesta affacci l’ipotesi che l’aereo sia stato colpito da un missile o da un meteorite, il ministro dei trasporti Rino Formica la esclude in un’udienza al Senato.

La prima inchiesta non ottiene informazioni dalle autorità militari e non si avvale di periti e nel 1984 il ministro della Difesa Giovanni Spadolini cambia la prima versione e dichiara che il DC9 è stato abbattuto da una bomba a bordo. L’anno successivo, però, una simulazione conferma che sulla sua rotta c’erano altri aerei. Soltanto nel 1986, dopo un appello di alcuni deputati al Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il governo ordina di recuperare i resti dell’aereo e la scatola nera a 3700 metri di profondità, consentendo le perizie sul relitto. In quell’anno, ha ricordato Bonfietti, viene fondata l’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica per sollecitare la ricerca della verità e opporsi all’insabbiamento delle indagini da parte di esponenti militari.

Finalmente nel 1992, ha sottolineato Daria Bonfietti,  la Commissione Stragi del Parlamento, presieduta dal sen. Libero Gualtieri, denuncia al Parlamento le responsabilità delle istituzioni militari di menzogne, di reticenze, di deviazioni. Nel 1994 il giudice Rosario Priore concentra le indagini sullo scenario dei radar chiedendo dati alla Nato, che non collabora, arrivando alla conclusione nel 1999 che l’incidente al DC9 è avvenuto nel corso di un’azione militare di intercettamento di polizia internazionale coperta di Paesi stranieri aderenti alla NATO contro un MIG libico, su cui forse c’era Gheddafi, violando i confini e i diritti dell’Italia. Il processo alla Corte d’Assise di Roma, iniziato nell’ottobre del 2000 contro i vertici dell’Aeronautica incriminati, si conclude nell‘aprile 2004 per prescrizione dei termini, ma conferma che gli imputati hanno omesso le prove e hanno fornito informazioni errate alle autorità preposte. I vertici militari vengono assolti in Appello e in Cassazione all’inizio del 2006. Altri procedimenti a carico di circa 80 militari si sono conclusi con condanne per vari reati. Nel Marzo 2008 la Magistratura riapre l’inchiesta e nel 2014 il Tribunale di Palermo condanna il ministero della Difesa e il ministero dei Trasporti a rimborsare le spese di giudizio e a risarcire 14 familiari o eredi. Nel 2017 la prima sezione civile della Corte di Appello di Palermo ricostruisce la dinamica dell'atto ostile contro il DC9 da parte di un altro velivolo, confermando il depistaggio delle indagini e accusando i Ministeri implicati di non aver attuato l'intercettazione dell’aereo ostile e di non aver garantito la sicurezza delle rotte civili sopra il mar Tirreno, riconoscendo altri risarcimenti ai familiari.

Dopo l’appassionato  intervento di Daria Bonfietti, il direttore dell’Israt Mario Renosio ha ricostruito il contesto storico del 1980, anno iniziato con lo smantellamento delle organizzazioni delle Brigate Rosse e di altri gruppi e connotato dal terrorismo fascista della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Ha ricordato anche la fine della lotta alla Fiat con una grave sconfitta del movimento operaio e i conflitti tra Stati del Mediterraneo. Il 1980 è stato dunque un importante discrimine storico, da cui prende avvio uno scenario nazionale e internazionale profondamente conflittuale.

Fausto Ciuffi, direttore della Fondazione Villa Emma - Ragazzi ebrei salvati di Nonantola (Modena) e storico esperto dell’uso delle fonti filmiche e letterarie nella ricerca e nella didattica della storia e dei luoghi della memoria, si è soffermato sull’importanza di aver costruito la memoria delle vittime da parte dell’Associazione presieduta da Daria Bonfietti con l’allestimento del Museo per la memoria della strage di Ustica a Bologna, città da cui è partito l’aereo. Ciuffi ha evidenziato come le vittime di Ustica non avessero un luogo specifico della strage, tra il cielo del volo e l’abisso della morte, e come il valore documentario e emozionale del Museo stia proprio nel dare una visione fisica del disastro così che il visitatore diventi a sua volta testimone di memoria della tragedia. Tutta la vicenda di Ustica rimanda al ruolo svolto dalle istituzioni pubbliche, a cominciare dalle autorità politiche e militari, e ci si è avvicinati alla verità soltanto con la tenace volontà dei parenti, di politici e intellettuali, oltre che dei cittadini, che li hanno sostenuti per lunghi anni in unpercorso che non è ancora finito, ma che fa parte della costruzione di memoria e consapevolezza pubblica.

Ha concluso l’incontro Daniele Dal Colle che ha cantato la sua canzone “Tre mattoni” composta per l’occasione. Il pezzo musicale di grande forza espressiva ha ripreso la registrazione degli ultimi scambi tra gli addetti al volo dei radar e del pilota e narra la storia della bambina di 11 anni morta nel disastro.

Il giorno dopo all’Istituto Vittorio Alfieri di Asti Bonfietti e Ciuffi hanno incontrato un gruppo di studenti del Liceo Classico e dell’Istituto Quintino Sella, che, dopo l’introduzione del prof. Enrico Cico e la proiezione del video “Ero nato per volare”, che documenta le fasi dell’abbattimento e l’avvio dei lavori per l’allestimento del Museo, hanno ascoltato Daria Bonfietti e Fausto Ciuffi, che hanno ripreso gli argomenti del giorno precedente. Le studentesse e gli studenti hanno fatto domande sul rapporto che il cittadino può avere con le istituzioni anche quando esse tradiscono la ricostruzione dei fatti e sull’importanza o meglio la necessità di non rassegnarsi alla falsità e ai depistaggi. A una ragazza che ha chiesto a Bonfietti se avesse fatto lo stesso sforzo per così lungo tempo se non avesse avuto tra le vittime suo fratello, Daria ha risposto: “Non lo so se mi fossi trovata in una condizione diversa, ma è un dovere di tutti cercare la verità”.  Qualche ragazzo ha fatto il parallelo tra la tragica morte di Giulio Regeni e la battaglia dei suoi genitori e la grande mobilitazione internazionale per Patrik Zaki che lo ha portato alla liberazione. La storia, dunque, non è lontana dal presente.